Salvo rari casi di autoconsapevolezza, le persone non sanno ciò di cui necessitano, non dicono ciò che pensano e non fanno ciò che pensano.
La dimensione emotiva, che incide decisamente di più di quella razionale, condiziona le motivazioni e le scelte di ogni persona.
Anche se in buona fede quindi ciò che le persone dichiarano si discosta sensibilmente da ciò di cui hanno biologicamente bisogno.
Ciò indipendente che si tratti di clienti, partner o collaboratori.
In questo contesto diventa molto difficile analizzare i bisogni e tarare la giusta comunicazione con esseri di fatto “sconosciuti”.
Il metamodellare, le indagini di mercato, i sondaggi, le analisi sono spesso così superficiali da non restituire dati realistici e utili per comprendere i bisogni più profondi delle persone, che peraltro vengono comunque catalogate, valutate, inserite in cluster e gruppi distinti.
Inoltre partendo da un profilo errato viene vanificata ogni speranza di predittività comportamentale.
Le attuali evidenze sul cervello, sulla sua biostruttura funzionale, sulle sue dinamiche, il neuromarketing ci aiutano a colmare quel gap di conoscenza mettendoci nella condizione di riconoscere e interpretare segnali altrimenti incomprensibili.
Ci avvicinano così alla comprensione di istinti, pulsioni, emozioni che dirigono i nostri comportamenti certamente più che la logica e la consapevolezza.
Per questo, a mio parere, qualsiasi attività di connessione, sia essa organizzativa o comunicativa, deve partire dalla conoscenza dei meccanismi basici e dal sistema operativo installato in ognuno di noi.
- Written by: pianooperativo
- Posted on: Giugno 23, 2021
- Tags: CERVELLO, STRUCTOGRAM