ASCOLTATI

La stanchezza come la paura.
Sappiamo che la paura è un’emozione funzionale, ci segnala un pericolo e ci prepara ad affrontarlo.
La paura è un grande stimolo al miglioramento perchè ci incita a migliorare, cioè ad aumentare la nostra conoscenza rispetto ad una situazione che ci genera fastidio, paura, terrore, a seconda del nostro grado di inadeguatezza rispetto ad essa.
Il dover gestire una situazione che non presidiamo ci genera appunto quel disagio che possiamo subire, affrontare o cercare di eliminare, proprio colmando quel divario tra dotazione di conoscenze necessarie per essere in grado di presidiare la situazione critica e dotazione di cui realmente disponiamo nel momento di necessità.
In sostanza chi non ha paura?
O chi è totalmente incosciente del pericolo che sta per correre o chi ne è consapevole e preparato ad affrontarlo.
La paura è quindi un segnale d’allarme che ci mette in guardia per limitare i rischi che potrebbero compromettere la nostra vita o complicarla.
Dobbiamo perciò ringraziare la paura e darle sempre ascolto, cercando di razionalizzare se la nostra preparazione è adeguata al rischio che ci prepariamo a correre e agire di conseguenza o affrontando consapevolmente la situazione critica o cercando di prepararci per tempo (con nuove conoscenze, competenze, metodi) a farvi fronte.
Io credo che la stanchezza abbia la stessa genesi o quanto meno mi piace per certi aspetti assimilarla alla paura.
In questo periodo forse anche tu ti ritrovi con le pile scariche, le sinapsi sono più lente, la freschezza, la pazienza e l’energia scarseggiano.
Non importa se sia a causa del caldo, del periodo, dell’aver tirato tanto durante la prima metà dell’anno, fatto sta che ti rendi conto di essere appesantito fisicamente e psicologicamente.
Puoi continuare come nulla fosse, puoi fare finta di nulla, puoi minimizzare e ritenerla una sensazione passeggera oppure puoi prendere in considerazione il fatto che il tuo corpo ti stia parlando e chiedendo di fermarti a fare benzina.
La benzina di cui hai bisogno può essere un cocktail ben dosato di neuroni, energia fisica, entusiasmo, pazienza, lucidità, e tante altre cose.
Come per la paura, la stanchezza ci lancia un segnale d’allarme per farci dare la giusta attenzione ad aspetti che nella routine quotidiana spesso passano in secondo piano.
Ecco l’allarme ci fa capire che non possiamo sottovalutare quei segnali che devono essere considerati, a questo punto, prioritari, obbligandoti a prendere delle contromisure.
Riposo totale, riposo parziale, cambio di abitudini, nuove frequentazioni, nuove attività, sono varie scelte possibili per iniziare il processo di rigenerazione che ci consentirà di ripartire come un pilota dopo il pit stop.
Sta a noi interpretare il segnale e comprendere quale sia il modo migliore per riprendere il controllo, con nuova linfa ed entusiasmo.
Sta a noi avere il coraggio di fermarci e dare la dovuta importanza alle pause, considerandole parte integrante del nostro percorso, qualsiasi esso sia.
Cerchiamo di non sottovalutare la stanchezza e nemmeno banalizzarla.
Spesso infatti non si tratta solo di “semplice” riposo ma abbiamo bisogno di un cambio di rotta per acquisire nuove abitudini più funzionali e più vicine al nostro temperamento.
Sappiamo tutti infatti che fare qualche cosa “lontano dalle nostre corde” sia molto più faticoso e spesso lo facciamo per comportamenti appresi che ci generano sforzo inconscio al quale non diamo peso sino a quando proprio non raggiunge il livello di guardia e i nodi vengono al pettine.
Godiamoci dunque i meritati periodi di pausa e cerchiamo di sfruttarli per capire se dobbiamo solo recuperare energie oppure cambiare in qualche modo la nostra direzione di marcia, il mezzo che stiamo usando o i compagni di viaggio.
Buona vacanza a te.