Siamo certamente in un periodo di grandi cambiamenti, evoluzioni nel mondo del lavoro e sociale.
La pandemia ha messo in moto processi estemporanei ed altri probabilmente irreversibili, la percezione di grandi trasformazioni è comunque certamente diffusa e dal punto di vista professionale, soprattutto il mondo delle HR, deve certamente riflettere e analizzare il presente e il prossimo (possibile) futuro.
Dal mio punto di vista ho evidenziato alcuni aspetti, sui quali lavorare, che conducono, a seconda degli approcci, a scenari positivi o negativi.
Ti indico i primi che mi sono apparsi significativi:
Scarsa capacità di gestire lo STATO psicofisico.
Su questo tema dovremmo comprenderne l’importanza decisiva e investire più tempo ed energie ad apprendere e divulgare (a giovani e meno giovani) tecniche e strumenti sia di autoconsapevolezza che di gestione delle emozioni e funzionalità fisiche.
Il livello di moltissime prestazioni professionali (ma non solo) dipende dalla nostra capacità di concentrarci su ciò che stiamo facendo per rendere effettive o “scaricare a terra” tutte le nostre potenzialità, non lasciandole inespresse.
Focus, linguaggio e fisiologia andrebbero dominati per trasformare i nostri stati inibitori in stati funzionali, aumentando il livello delle nostre performance e soprattutto non facendoci sopraffare da ansia, stress, apatia, convinzioni limitanti e negatività in generale.
RIVALUTAZIONE dell’importanza del lavoro
Il lavoro non è solo uno strumento per generare energia (denaro) indispensabile per la nostra sopravvivenza.
Il lavoro è (o dovrebbe essere) uno strumento di realizzazione personale, di soddisfacimento di bisogni biologici ai quali non possiamo essere indifferenti.
Il lavoro dovrebbe anche essere quindi uno strumento per realizzarci come persone, allineare il nostro essere con il nostro ruolo.
Gran parte dello stress lavoro correlato deriva dalla superficialità nella scelta di un lavoro o nel permanere oltre limiti tollerabili in un ambiente/ruolo lontano dalla nostra natura.
La MOTIVAZIONE
Non si compra un tanto al kg e non si può autogenerare.
E’ invece il risultato di tanti fattori endogeni ed esogeni che ci riguardano.
Premesso che ognuno di noi ha motivazioni innate diverse per gerarchia e intensità tutti siamo condizionati anche dall’ambiente esterno, dal “contenitore” nel quale ci troviamo abitualmente, dalle influenze, dagli stimoli, dai filtri che abbiamo, spesso inconsciamente, attivato.
Quindi possiamo solo riconoscere, comprendere, convivere (nel modo più funzionale possibile) con ciò che alimenta o mortifica la nostra voglia di fare, soprattutto quando tutto trascina in senso contrario, quando le interferenze si fanno pressanti, quando il contesto risulta più potente della nostra forza di volontà.
Dobbiamo riuscire a comprendere (anche tenendo in considerazione i tre punti sopra) perché in medesimi contesti ci sono persone che vengono colte da depressione e apatia, vedono ogni situazione come demotivante, non comprendono il senso delle cose, generano innumerevoli conflitti, sono energivore e stressate ed altre che invece cercano costantemente di crescere, di migliorarsi di essere proattive generando valore e sfruttando al meglio ogni strumento a disposizione.
Dobbiamo in sintesi riconoscere la via per l’inferno o il paradiso e fare la nostra scelta consapevolmente.